Veleggiare nel mare della vita

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Oltre ad essere una terapeuta ACT, sono anche appassionata di barca a vela e in questi giorni estivi mi è capitato di notare quanto condurre la barca a vela fra le onde sia molto simile al condurre la propria vita fra le intemperie della quotidianità. Soprattutto da una prospettiva ACT (Acceptance and commitment).

Quando navighi in barca a vela, hai tu in mano il timone, ma non è come andare in motoscafo… non basta dirigere la punta della barca verso la tua meta e accendere il motore.
Veleggiare, come vivere, è un’attività complessa e ci sono molte variabili da tenere presente: il vento, la sua direzione e la sua intensità, le onde e la loro altezza e potenza, le altre imbarcazioni e la loro velocità, la profondità del fondale ed eventuali scogli o altri ostacoli in acqua.

1. Qui e ora
Vi garantisco per esperienza, che l’abilità maggiormente necessaria per veleggiare è quella di essere sempre nel momento presente e mantenere la concentrazione! Non ci si può soffermare troppo a ruminare e ricordare il porto da cui si è partiti, neppure rimuginare o fantasticare su quello che si troverà al nostro arrivo. L’importante è essere nel qui e ora, pienamente consapevoli di quello che stiamo facendo, di ogni movimento necessario per far proseguire la barca verso la nostra destinazione. Pertanto, è utile essere allenati nella consapevolezza focalizzata per poter osservare anche il minimo cambiamento di vento e adeguare la propria rotta. Ma è anche necessario avere la capacità di consapevolezza aperta per scorgere gli ostacoli, individuare risorse e punti di riferimento durante il viaggio.
In caso di tempesta, anche emotiva, contattare il momento presente ti permette di calare l’ancora, centrarti e superare con minori sballottamenti il passaggio delle intemperie.

2. Sé che osserva
Ogni tanto bisogna fermarsi a fare il “punto nave”, cioè osservare dove si trova la barca rispetto a dove vogliamo andare. Si tratta anche di avere coscienza del nostro viaggio per intero, di come siamo partiti e di come siamo ora, siamo sempre noi anche se non siamo uguali a prima.
Come facciamo a sapere se stiamo andando nella direzione che vogliamo se non ci fermiamo mai ad osservare dove siamo in questo preciso momento? Facendo il punto, invece, potremmo notare che la barca scarroccia, che stiamo deviando dalla rotta o andando alla deriva e quindi prendere provvedimenti e agire di conseguenza.

3. Defusione
Essere concentrati, in modalità di consapevolezza aperta, può esserci di grande aiuto, e di nuovo lo dico per esperienza personale! Immagina, durante una veleggiata notturna, di essere impegnato ad osservare le stelle che ti fanno da guida per mantenere la rotta, così come quando segui i tuoi pensieri come guida per le tue azioni. Se arrivi a focalizzarti troppo sui pensieri nella tua testa, così come sulle stelle nel cielo, potresti non accorgerti che accanto alla tua piccola barca sta per passare un grosso traghetto che potrebbe schiacciarti e farti affondare.
Allo stesso modo, se ti fissi eccessivamente su un aspetto negativo, su come sia spaventosa e spiacevole la tempesta in cui ti trovi, poi magari non riesci a notare che poco più avanti il mare è calmo e splende il sole e stai lì a lottare, invece che proseguire verso il bel tempo.

4. Disponibilità/espansione
Mentre navighi, ti potrebbe capitare di incontrare qualche onda particolarmente alta o minacciosa che ti sbilancia, ti procura disagio o sofferenza. E quello che ti verrebbe da fare probabilmente sarebbe contrastarla, cercare di resisterle per impedirne l’impatto con la tua barca, perché ovviamente non vuoi soffrire. Ma la verità è che “non puoi fermare le onde, puoi solo imparare a cavalcarle”  (cit. Jon Kabat-Zinn). Ti assicuro, avendolo provato di persona, che se contrasti le onde, poi la barca si rovescia o si rompe. Quindi la cosa migliore da fare quando sei in barca con il mare grosso, è lascare le vele, cioè allentarle, e semplicemente galleggiare. Cosa che non vuole dire arrendersi, ma piuttosto non opporre resistenza. In questo modo, offri il fianco all’onda, lasci che arrivi, che ti innalzi e poi ti porti giù e così puoi riprendere il tuo percorso verso la tua destinazione.

5. Valori
Oltre alla destinazione, cioè agli obiettivi che ci poniamo, conta anche (o forse conta di più) la rotta stimata per raggiungerla e il percorso effettivo che compiamo.
Quali sono i tuoi punti di riferimento in mare e in quali porti vuoi sostare?
Quali persone vuoi come compagni di viaggio?
Che qualità vuoi che abbia la tua navigazione?
Spesso viviamo a testa bassa, navighiamo a vista, senza essere tanto consapevoli di quelli che sono i nostri scopi di vita, valori, cose e persone importanti per noi. Ci lasciamo influenzare e trasportare da eventi, pensieri ed emozioni, così come quando in barca scarrocciamo, siamo sballottati e guidati dal vento. Magari ci può capitare di essere fortunati e di trovare una brezza che spira proprio verso la direzione che desideriamo, ma poi quando i venti e gli eventi cambiano, ecco che perdiamo la rotta e perdiamo anche noi stessi.
L’ACT sottolinea proprio l’importanza di essere in grado di mantenere la propria rotta nonostante gli eventi avversi, e di sapere dove si vuole andare e quali sono i punti di riferimento, i nostri valori che ci guidano nel percorso.

6. Azioni impegnate
In barca, come nella vita, talvolta non si può o non si riesce a mantenere la rotta stimata per cause di forza maggiore come intemperie, variazioni di vento ecc… E certamente quando il vento cambia, dovrò cambiare qualcosa anche io, come la posizione del timone, delle vele e anche del mio corpo per mantenere la barca in equilibrio e riprendere la mia rotta o una rotta nuova più opportuna in quelle date circostanze.
In barca a vela è una delle prime cose che impari: se il vento ti contrasta, tu aggiusti le vele in modo da sfruttare il vento a tuo vantaggio, in pratica ti adatti al vento. Magari in quel momento non puoi più navigare con la punta verso la tua meta e allora cambi un po’ direzione, ma se tieni conto dei tuoi punti di riferimento, poi puoi riprendere la tua rotta.
E nota bene che puoi fare tutto questo solo se sei consapevole, solo se ti sei accorto del cambiamento di condizioni, delle intemperie e del fatto che non sei più in rotta. E accorgersene non basta, perché poi devi fare qualcosa di concreto, ti devi impegnare.
Può sembrare paradossale, ma la cosa migliore che tu possa fare per superare la tempesta non è scappare dal vento o dalle onde, così come dai pensieri e dalle emozioni, né cercare di controllarli perché è impossibile fermarli o liberarsene e potresti affogare nel tentativo.
Devi lasciare che seguano il loro corso e concentrarti attivamente in azioni che contano, verso quello che è importante per te.

7. Flessibilità
Non è da trascurare nemmeno il modo in cui agisco, come mi muovo nelle mie azioni e cioè come tengo il timone mentre conduco la mia barca. Quando lo tengo stretto stretto, quasi mi ci aggrappo pensando di poter fare meglio, di essere più pronta ed efficiente, ma in realtà sono rigida e sento la tensione che dalla mano passa attraverso il braccio e arriva fino alle spalle e volte anche alla testa. In quei momenti, soprattutto quelli più difficili, penso che sia necessario stringere i denti e magari lottare con le onde, con la pioggia o con il vento per dare il massimo, per essere più brava e produttiva nel controllare o sfuggire agli eventi avversi. Ma mi sono accorta di quanto, in questo modo, il viaggio sia molto più difficile, costoso e stancante. Forse sarai d’accordo con me: in questo modo il viaggio non me lo godo per niente e poi, quando è passata la tempesta, mi sento esausta e con poca motivazione ad andare avanti. E questo accade anche nella mia vita di tutti i giorni, negli eventi che devo affrontare quotidianamente.
Capita solo a me o ti è familiare?

Spesso questa modalità di condurre la barca e la vita non si rivela neanche poi così utile ed efficace. Infatti, nella mia quotidianità e anche nelle situazioni difficili, se provo a tenere il timone in maniera più morbida, flessibile, più paziente e comprensiva nei miei confronti e rilassando il resto del corpo, continuando a respirare, in realtà, la barca va avanti lo stesso senza che io debba sforzarmi troppo e fare eccessiva fatica.
E ti assicuro che in questo modo riesco anche ad assaporare e godermi maggiormente quello che c’è intorno e quello che incontro durante la mia veleggiata!

 

Riassumendo, come veleggiare nelle intemperie quotidiane?

  1. essere consapevoli, aperti e curiosi rispetto a quello che accade fuori e dentro di noi,
  2. senza fonderci troppo con determinati pensieri e lasciandoli andare,
  3. senza ingaggiarci in tentativi di lotta o controllo delle onde emotive, ma disponibili a lasciare che arrivino ci facciano un po’ soffrire e poi ci riportino delicatamente sulla nostra rotta.
  4. una rotta che deve essere stimata, osservata e modificata. Mantenendo la costanza di noi stessi, tramite la parte che osserva.
  5. una rotta guidata dai valori, da quello che è importante per noi e non tanto dal raggiungimento di successi, obiettivi o confronti con gli altri
  6. una rotta fatta di azioni concrete e significative per noi,
  7.  azioni che siano flessibili e morbide, pur mantenendo il timone saldo, ma senza bisogno di stringerlo o stringere i denti.

In questo modo, non conta quanto siamo lontani dalla riva di partenza o vicini a quella d’arrivo, perché sapremo che stiamo conducendo noi la nostra barca e la nostra vita e non saremo in balia del mare, del vento, o delle intemperie emotive. Questo è quello che conta davvero!

 

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